Cosa potrei non vedere, non sapere, non considerare?…

Automatismi, dinamiche e fette di salame

Quando siamo presi dalle cose da fare, dagli appuntamenti, dagli impegni… spesso andiamo in modalità pilota automatico senza rendercene conto.

Un concetto caro a molte culture e filosofie antiche, e ripreso anche da noi occidentali, è imparare a stare nel qui e ora, ossia la capacità di stare nel presente, riconoscendovi l’unico campo d’azione che abbiamo. Il passato ormai è stato. Il futuro ancora non è, ma si dice che i suoi semi siano nel passato (quel che è fatto è fatto), e nel presente (e qui ho potere). Ma se vado in pilota automatico non scelgo la strada, non scelgo i semi… è utile se ho già impostato la rotta, ma è ancora coerente con me oggi o datata, obsoleta?…

Vi è mai capitato di cambiare casa e quando siete un po’ più stanchi o sovrappensiero trovarvi sulla strada vecchia anziché quella nuova?

Il proverbiale vecchio tracciato...

Inoltre, quando ci succede qualcosa di improvviso, reagiamo secondo schemi il cui fine è la nostra sopravvivenza e integrità, il come però è specifico di ciascuno: alcuni attaccano e colpiscono, altri se la danno a gambe, altri fanno l’opossum. L’automatismo, l’istinto, la reazione è mediata da un segnale molto più rapido (0,11-0,17 secondi) rispetto al segnale ragionato (0,25 secondi). Quel famoso contare fino a dieci prima di… reagire, probabilmente nasce da questo dato di fatto.

Come in quei (video)giochi dove i personaggi hanno la scheda abilità e punti deboli, trovo interessante andare a scoprire i propri: più mi conosco, più posso giocare le carte a mio favore.

Esempio: so di avere una grande forza di volontà, ma una grande forza di volontà mal direzionata fa prendere delle grandi mazzate cosmiche… testato! In quei momenti non comprendevo perché le cose non fossero andate come sperato. Non vedevo e di certo non consideravo molte cose che oggi, riguardando indietro, mi appaiono evidenti come cartelli stradali catarifrangenti! Ma il proverbiale senno è detto per l’appunto di poi

A volte è veramente incredibile quello che accettiamo per normalità, o perché è considerato giusto e buono (ma per chi?!…)…piuttosto che ciò che non vediamo, anche se ce lo abbiamo davanti agli occhi, perché troppo da accettare in quel momento, sia in senso positivo che negativo. Alla faccia delle fette di salame…

Cosa potrei non vedere, sapere considerare?

  • I miei automatismi, condizionamenti, reazioni

Sto vivendo o sono in modalità pilota automatico?

Sto agendo o reagendo?

Ce l’ho con chi ho di fronte o con qualcun altro che me lo ricorda?

Con gli occhi di chi guardo il mondo?

Mi muovo nel mondo con modalità che mi appartengono

o sto imitando qualcuno che magari ammiro e stimo?

Sto guardando le cose per quello che sono?

  • Come funziona una certa dinamica: fisica, fisiologica, emozionale, psicologica, di relazione, il decorso naturale di un conflitto, ecc. insomma, “le regole del gioco” e i naturali tempi necessari allo svolgimento di un processo. Non tutto può essere accelerato, e ci sono passaggi che non possono essere saltati, se vogliamo ottenere la chiusura di un determinato ciclo senza recidive o cronicizzazioni.
  • Un concetto, un’idea, una possibilità…se non so che una cosa esiste, non la prendo neanche in considerazione come possibilità.
  • Il punto di vista dell’altra parte, la verità dell’altro, che ha tanto diritto di esistere quanto la mia, anche se molto differente o addirittura diametralmente opposto.
  • …che fin dove è mia responsabilità posso scegliere e agire in merito, dove non mi compete posso solo accettare (es. la morte) o prendere le distanze (es. da una relazione tossica).

Finché una cosa non la vedo, non posso neanche lavorarci, non ho potere d’azione, vittima in balia di forze sconosciute e degli eventi, trascinata da correnti invisibili.

Osservandomi nel mio muovermi nel mondo, nel mio rapportarmi con gli altri, e con la Vita in generale, riscopro me ogni giorno. Luci e ombre. Se vedo, posso tenere in considerazione e scegliere come rapportarmi a riguardo. Certo non basta vedere, per superare un automatismo: quei 10 secondi circa di scarto tra azione e reazione la fanno da padroni, ma possiamo apprendere nella quiete per agire nella tempesta. L’abilità si affina con la pratica, e col tempo anche le rocce si lasciano plasmare dalle gocce d’acqua e dalla perseveranza del vento.